E’ frequente che la spinta che porta alla richiesta di un primo incontro parta da un momento di “crisi” individuale, familiare, di coppia, affettiva, emotiva, umorale, lavorativa ma anche di identità sessuale e individuale che comporta l’urgente necessità di risolvere la difficoltà del momento.
Altre volte invece può essere una decisione sofferta e cioè già da tempo “pensata”. Ciò che rallenta il prendere in mano la situazione è spesso il timore di “dover” affrontare se stessi e la propria vita attraverso cambiamenti radicali ancora non contemplati. Di fatto in un processo terapeutico non ci sono doveri nè condizioni ma le eventuali decisioni o i cambiamenti sono spesso spontanei e cioè frutto di un lavoro sulle dinamiche interne e relazionali.
In un’ottica transazionale, ma non solo, la psicoterapia viene impostata partendo dagli obiettivi che il cliente stesso decide ed insieme allo psicologo specialista in psicoterapia viene elaborato un piano di azione in funzione delle dinamiche difensive “sabotaggi” e dei cambiamenti che si prevede di voler mettere in atto. Le tecniche e le strategie psicoterapeutiche sono gli strumenti che verranno utilizzati ed “insegnati” per accompagnare il percorso.
La durata del percorso terapeutico è soggettivo e può variare da minimo sei mesi ad un massimo di 3 anni. La frequenza è di una volta a settimana (45′) ma possono anche essere decisi percorsi e frequenze diverse a seconda degli obiettivi da raggiungere.
L’approccio relazionale può essere deciso in sedute individuali (cliente-psicoterapeuta) o in gruppo (clienti-psicoterapeuta).
Sono approcci entrambi validi ma il secondo ha un costo più contenuto e spesso i risultati sono più rapidi in quanto il gruppo funziona da cassa di risonanza di alcune dinamiche personali e risponde in maniera immediata ad aspetti difensivi e di sabotaggio che normalmente invece si agiscono inconsapevolmente rallentando il processo di crescita.