Nati dal cuore: Solo l’affetto non basta!
Nella mia esperienza clinica quale psicologa e psicoterapeuta, ma anche come madre adottiva, ho avuto modo di praticare, studiare ed approfondire i processi legati alla adozione dei minori. In particolare la gestione di gruppi di sostegno per la genitorialità adottiva, che vedono coinvolti sia le coppie in attesa che i genitori adottivi, mi hanno permesso di ampliare la conoscenza dei più diversi scenari insieme alla valorizzazione di tutte quelle che possiamo considerare le competenze genitoriali sia affettive che cognitive (come l’intelligenza emotiva), necessarie perché un processo adottivo evolva nel migliore dei modi. Perché si possa comprendere al meglio la complessità dei vissuti e degli agiti mi sono voluta porre dalla parte dei genitori rispondendo in particolare a due domande che più frequentemente mi vengono poste. L’ultima domanda, invece, ci riporta al Natale e al “significato” che il dono assume per il bambino adottato.
Come affronta la coppia il percorso adottivo?
Il percorso adottivo è caratterizzato da diversi stati emotivi che si associano alle varie fasi che ha portato la coppia a prendere la decisione di dichiarare in Tribunale la propria disponibilità ad adottare un minore. Il più delle volte la coppia arriva alla decisione, spinta dal voler “riparare” la ferita narcisistica legata alla consapevolezza di non poter avere figli naturali. In questo caso la disponibilità ad adottare viene vissuta come un “risarcimento” e quindi come un diritto della coppia. Questi vissuti sono spesso accompagnati da un tono dell’umore depresso legato appunto al lutto procreativo. La fase intermedia del processo, quella dell’ attesa di abbinamento del minore, dura anche diversi anni. Sia pure estenuante, questa fase ha comunque un senso ed una logica nel momento in cui la coppia ha l’opportunità di confrontarsi con il vissuto di “impotenza” dettato sia dall’accettazione della sterilità o presunta tale che dal tempo che passa . Il valore del “tempo” in questo caso legato appunto all’attesa, comincia a pesare sulla consapevolezza che la realtà che stiamo per affrontare potrebbe essere diversa da quella che ci immaginiamo. L’affetto, infatti, non basta. I genitori adottivi dovranno avere qualcosa in più dei genitori naturali in quanto dovranno essere in grado di elaborare insieme al piccolo il trauma dell’abbandono e della istituzionalizzazione ed essere partecipi alla ricostruzione della sua storia. La terza fase, quella dell’abbinamento, è una fase ricca di emozioni differenti che vanno dalla paura di non essere accettati dal piccolo, alla trepidazione dell’incontro, alla gioia di abbracciarlo, baciarlo, annusarlo. E’ una fase ricca di domande in cui la coppia si unisce ancora di più e si fa forza perché il loro sogno di genitori si sta coronando ed ora, consapevole della realtà, è più che pronta ad affrontarlo. Inizia la vera storia adottiva , saremo genitori ed il nostro bimbo sta per nascere una seconda volta!
Il bambino come vive l’inserimento nella sua nuova famiglia?
Diverse le reazioni: può esserci una immediata sintonia seguita poi dalla paura di attaccarsi oppure una fase di osservazione ma anche di provocazione o ancora un attaccamento ad uno solo dei genitori. Il primo anno normalmente è positivo ma viene seguito dagli anni successivi in cui il bambino comincia ad affrontare la “narrabilità” della sua storia e a fare domande. Questa è una preziosa opportunità data ai genitori di aiutare il loro piccolo a ricostruire ed integrare il passato con il presente per creare i presupposti per il futuro. L’incontro tra il dolore relativo al “lutto procreativo” dei genitori ed il dolore del vissuto abbandonico da parte del bambino (che genera rabbia, impotenza, frustrazione, senso di vuoto) rinforzerà la comunicazione ed il legame tra di loro.
Siamo vicini al Natale! Quale significato assume il dono natalizio per il bambino adottato?
A questo proposito ho fatto di recente un breve sondaggio su facebook ma anche sui forum frequentati da genitori adottivi. L’obiettivo era quello di avere il maggior numero di racconti sul primo Natale in famiglia. Generalmente i “doni” vengono accolti piacevolmente dal bambino adottato ma, subito a ridosso dell’adozione stessa è possibile, dipende dall’età del piccolo, che i bambini possano avere una reazione di stupore e rimanere letteralmente paralizzati di fronte a tanti pacchetti . Altre volte reagiscono con indifferenza, altre con rabbia se i genitori sono insistenti nell’esortarlo a prendere un regalo. Questa reazione è più frequente nei bimbi che hanno dai 3 ai 6/7 anni. La consapevolezza di essere stati abbandonati li pone in confusione e spesso ne attribuiscono le causa a loro stessi, ad una parte di loro che non va, sentendosi per questo in colpa. Questi bambini non si sentono meritevoli di tanto affetto ed attenzioni e possono reagire con aggressività e atteggiamenti provocatori.
Dr.ssa Daniela Benedetto
Psicologa e Psicoterapeuta PsicheAcroasis Per un ascolto alla persona e alle organizzazioni https://www.danielabenedetto.it articolo pubblicato su La Freccia (Trenitalia) dicembre 2011 http://www.fsnews.it/static_fsnews/dicembre_lafreccia/index.html#/144/