E’ frequente imbattersi in questa tematica e doversi confrontare con una serie di pregiudizi riguardanti un periodo della nostra vita che di fatto ci riguarda tutti prima o poi.
Quando si parla di terza età forse dovremmo innanzitutto chiederci di chi stiamo parlando.
Siamo soliti associare l’età che avanza con il pensiero che la nostra vita ha una fine e quindi concentrarci sul degrado delle funzioni psichiche e fisiche del soggetto che invecchia.
Ma d’altra parte sappiamo che la vita si allunga sempre di più e che tra breve gli anziani saranno un terzo della popolazione.
Le discipline specifiche, che studiano il mondo dell’anziano sono:
la geriatria, la branca della medicina che si occupa della prevenzione e del trattamento delle patologie dell’anziano;
la gerontologia, la scienza che studia le modifiche derivanti dall’invecchiamento;
la geragogia la disciplina che studia le modalità per invecchiare bene.
Tutte queste discipline, pur affrontando il fenomeno in modo specifico ed “individuale” di fatto entrano in interrelazione quando l’individuo si approccia in modo olistico e scommette sulla prevenzione, sulla cura, sulla conoscenza di se anziano e sull’acquisizione delle tecniche e strategie innovative di approccio al problema “vecchio”, per garantirsi una qualità della vita eccellente e sfruttare gli anni della sua vita per intero e a pieno.
Ma avviciniamoci all’argomento sfatando prima di tutto alcuni pregiudizi che sono:
Declino cognitivo, il cervello non si rigenera;
La fine della sessualità;
la perdita della memoria;
l’anziano è solo un peso per la società.
Questi solo alcuni.
Di fatto di base c’è la difficoltà, da parte di chi sente “il peso” dell’età che avanza, di accettare il tempo che passa e, di solito, sono queste le persone che, nel tentativo di annullare le evidenze, si sottopongono a rigorosissimi interventi estetici per “mascherare” e soffocare il “vuoto” esistenziale che li caratterizza e di cui sono inconsapevoli.
La condizione patologica di cui dobbiamo preoccuparci si riferisce non tanto alla “senescenza” in quanto tale ma a tutti quegli eventi di contesto che creano le condizioni di un rapido declino psicofisico.
Quando parliamo di terza età dobbiamo tenere presente aspetti economici, affettivi, sociali, relazionali, intrapsichici, psichici nonché ovviamente quelli fisici, di prevenzione, cura e riabilitazione.
Si dice spesso che l’anziano è depresso. Di fatto la depressione rappresenta in questo periodo di vita l’espressione di una impossibilità di esprimere al meglio se stessi e di sentirsi parte del contesto familiare e sociale.
Il disprezzo, l’isolamento, la vergogna a cui a volte è sottoposto dai più giovani porta l’anziano a non esprimere senza sentirsi ridicolo la parte più creativa di sé.
Il “nonno” ha BISOGNO di una vita affettiva sana, è sensibile al cambiamento della propria casa, desidera esprimersi al meglio con i propri nipoti, passare loro le sue conoscenze, le sue esperienze di vita che tra l’altro ricorda benissimo, di realizzare, finalmente ora che ha tempo, quelle idee creative nella cucina (piatti originali) ad esempio o nel giardinaggio o in qualsiasi altra cosa senta desiderio di esprimersi. All’interno della coppia, poi, ha necessità, per garantire una sana affettività, di svolgere attività sessuale.
La motivazione che spinge a realizzare queste cose deve essere accompagnata da un contesto consapevole e propositivo.
Purtroppo non esiste per la terza età un rituale, una festa chela introduca. Avolte l’ufficialità del suo inizio coincide con la festa, sempre più rara, del pensionamento.
E’ evidente che la prevenzione può favorire questo percorso ed un sistema sanitario che assicuri cure precoci e riabilitazione, evitando per quanto possibile patologie croniche ed invalidanti, aiuterebbe molto ad immaginare una prospettiva favorevole per ciascuno di noi durante la nostra terza vita, un periodo in cui assaporiamo il nostro passato nel tentativo spesso vincente di lasciare qualcosa di noi, di bello ed innovativo.
http://benessere.guidone.it/2010/11/17/la-terza-eta-quali-prospettive/
Dr.ssa Daniela Benedetto